È una attività di sostegno terapeutico dall’efficacia oramai provata da tempo, che utilizza la relazione con l’animale per ottenere effetti positivi sull’uomo. I miglioramenti non derivano da qualità generiche dell’animale ma dalle attività di relazione che con esso si instaurano. L’approccio non è casuale (ovvero non basta avere un animale domestico per ottenere benefici), ma prescritto, studiato e condiviso con il medico curante ed altri specialisti (psicologi, veterinari, educatori).
A chi giova? Le applicazioni sono moltissime: dal disagio affettivo alla depressione, dalle sindromi ansiogene ai disturbi ossessivo-compulsivi o problemi di integrazione sociale, ma anche in caso di anoressia-bulimia, deficit dell’attenzione, tossicodipendenza, fino ad arrivare ai casi più gravi come autismo, alzheimer, disturbi mentali, schizofrenia.
I benefici si misurano in base agli obiettivi prefissati dal medico. Alcune attività di relazione hanno effetti calmanti, altre stimolanti, altre ancora decentrativi o capaci di aumentare l’autostima. Alcune apportano competenze alla persona e la aiutano nelle attività di autonarrazione, altre ancora favoriscono la socializzazione o la cura di sé.